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UN ESPERIMENTO INTERESSANTE: ANALISI TECNICA DI “DISPOSITIVO ANTIDISTURBO” PER LA PROTEZIONE DALL’ELETTROSMOG

UN ESPERIMENTO INTERESSANTE:  ANALISI TECNICA DI “DISPOSITIVO ANTIDISTURBO” PER LA PROTEZIONE DALL’ELETTROSMOG

di Pier Prospero

Si tratta di un vecchio test da me eseguito su uno strumento di “schermatura” proposto per liminare l’elettrosmog causato dall’impianto elettrico domestico. Si tratta di “tubi Tu….e“, un dispositivo parecchio in voga in quegli anni, rifatto e rivenduto da molti radiestesisti.
Propongo questo test perché ritengo che possa essere utile a dissipare qualche “dubbio”.

antidisturbo 5053In un’abitazione che stavo analizzando su richiesta dei proprietari, quasi per caso, ho trovato un “dispositivo” che avrebbe dovuto agire sull’elettrosmog annullandolo. Questo “dispositivo” era ancora nella posizione prescelta poco tempo prima dal suo venditore, quindi ho colto l’occasione per analizzare strumentalmente le eventuali variazioni di intensità di campo magnetico a 50 Hz con o senza il dispositivo.
Il sistema analizzato si autodefinisce in etichetta: “Sistema Tu….e-M., Electrosmog Protectors
Si tratta di due tubetti di legno di una decina di centimetri l’uno, con un tappo sigillato ad una estremità; Sono messi nel vano tecnico di ingresso della corrente elettrica nell’appartamento: uno disposto sul contatore, l’altro sul pavimento vicino al punto in cui il cavo scompare nella soletta.
Sull’etichetta di ciascuno dei tubetti, che sono uguali, oltre alla dizione già riportata, vi è la scritta: “contains insert powder; it does not interfere with electronic equipment; do not open or wet” (contiene polvere inserita; non interferisce con apparecchiature elettroniche; non aprire o bagnare. Alla fine del test ho provveduto ad aprire un tubetto di legno e dentro vi era solo un po’ di polvere scura).
Il dispositivo per dichiarazione dello stesso venditore e per la posizione in cui prescrive che deve essere posto (sui cavi elettrici) dovrebbe agire sull’ambiente non sulle persone, tuttavia ho voluto provare con la mia “percezione” da ipersensibile ai campi magnetici se avesse qualche azione sulle persone.
L’analisi “percettiva” per individuare l’eventuale funzionamento energetico dei tubetti (tenendo in una mano il tubetto, in corrispondenza del punto chiamato Lao Gong, nell’altra il pendolo, e scansionando le varie possibilità) con la quale ho percepito una sostanziale mancanza di qualsiasi funzionamento energetico, ha confermato che non vi è alcun effetto di protezione sulle persone.
Sono quindi passato all’analisi strumentale, con la quale ho voluto verificare se nella posizione in basso, vicino al pavimento, da cui secondo il venditore con il sistema di tubicini si diramava nell’appartamento l’energia elettrica senza nocività, si potevano misurare delle variazioni nell’intensità di campo tra la condizione con il dispositivo e la condizione senza dispositivo.
La misurazione dell’intensità di campo magnetico a 50 Hz è stata eseguita con EMDEX Mate (strumento a lettura triassiale (isotropico) con certificato di calibrazione, 2 letture al secondo) e ha stabilito i seguenti valori:
– senza dispositivo Tu….e-M.: 301 letture; media 0,02 mT; minimo 0,01 mT ; massimo 0,03 mT; 100% di letture tra 0,00 e 0,04 mT.
– con dispositivo Tu….e-M. come disposto dal venditore: 321 letture; media 0,03 mT; minimo 0,01 mT; massimo 0,06 mT; 99,4% di letture tra 0,00 e 0,04 mT; 0,6% di letture tra 0,05 e 0,09 mT.
– senza dispositivo Tu….ne-M., per riprova:  643 letture; media 0,03 mT; minimo 0,02 mT; massimo 0,05 mT; 99,8% di letture tra 0,00 e 0,04 mT; 0,2% di letture tra 0,05 e 0,09 mT.

Le misure rese dallo strumento Emdex MATE dimostrano che le variazioni registrate sono pressoché nulle e derivano solo dalle minime e inevitabili oscillazioni nell’erogazione dalla rete.
Conclusioni: nessun effetto è ascrivibile alla presenza del dipositivo contro l’elettrosmog “Tu….e-M.”.
Pier Prospero, Verona, 30.03.2006

Dopo aver illustrato gli esiti del test occorre dire che il sito dell’associazione che si rifà all’inventore di questo tipo di dispositivi, nella sezione “metodo”, riporta la seguente frase: “nelle case moderne … sicuramente esiste una grave saturazione di onde elettriche (molto pericolose) perché ci sono fili in tutti i muri … E’ necessario schermare queste fonti mediante l’utilizzo di particolari emettitori di onde neutralizzatrici a bassissima energia (…). Le radiazioni e le informazioni generate dagli emettitori si sommano a quelle presenti nell’ambiente cambiandone la frequenza fino a portarla a valori di risonanza armonica con quella del plasma cellulare sano.”  
Quindi, senza entrare nel merito del resto, questo dispositivo da me testato avrebbe dovuto essere un emettitore dionde a bassissima energia (si definiscono così ad esempio le onde radio utilizzate per le comunicazioni) ma a me risultava non emettesse nulla, e del resto un cilindro di legno con dentro una polvere (che non era ferrosa o magnetica) e un tappo di plastica che tipo di onde potrebbe mai emettere?

Anche gli strumenti “orgonici” messi a punto da Reich funzionano solo se si accoppiano materiali organici a materiali ferrosi o conduttori.
In questo caso per fortuna nell’abitazione vi era una intensità di campo magnetico a 50 Hz sotto le soglie da me utilizzate (prese da Istituto Maes/GEA) che non poteva provocare alcun problema agli abitanti, ma pensiamo se invece per qualche motivo l’intensità di campo fosse stata elevata e nociva: dal momento che per le persone non ipersensibili è impossibile accorgersi di questi campi, gli abitanti della casa rassicurati dalla presenza del “dispositivo anti elettrosmog” avrebbero vissuto tranquilli continuando a subire ignari un danno costante alla salute.
Questo è il vero pericolo della proposta di simili “dispositivi” che nulla hanno a che vedere con i materiali schermanti messi a punto dalla tecnologia e realmente efficaci.