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LA CASA AL POSTO GIUSTO. SCOPRIAMO COME SFRUTTARE AL MEGLIO LE ENERGIE DELLA TERRA PER FAVORIRE IL BENESSERE ABITATIVO E PRESERVARE LA SALUTE, LAVORANDO IN SINERGIA CON L’AMBIENTE NATURALE IN CUI VIVIAMO

LA CASA AL POSTO GIUSTO. SCOPRIAMO COME SFRUTTARE AL MEGLIO LE ENERGIE DELLA TERRA PER FAVORIRE IL BENESSERE ABITATIVO E PRESERVARE LA SALUTE, LAVORANDO IN SINERGIA CON L’AMBIENTE NATURALE IN CUI VIVIAMO

di Pier Prospero
dal mensile “TerraNuova”, marzo 2016, rubrica “bioedilizia”. –

La progettazione edilizia bioecologica trova le sue origini nella baubiologie tedesca, una disciplina che studia gli esseri viventi in relazione alle costruzioni. Il suo obiettivo principale è quello di valutare la situazione energetica di un terreno, per scoprire se può influire più o meno positivamente sul benessere degli abitanti di una casa. In tal senso, questo genere di progettazione edilizia è particolarmente at tento anche alla salubrità dei materiali e degli impianti.

Ma come si fa a capire che tipo di energie caratterizzano un preciso luogo? Per scoprirlo, gli esperti ricorrono a tre strumenti essenziali:
l’analisi geobiofisica, l’indagine geobiologica e la misurazione strumentale dei campi elettromagnetici tecno- logici. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

reticolo H

Gli strumenti dell’esperto

L’analisi geobiofisica, introdotta dall’istituto GEA (Geobiophysical environmental analysis) negli anni ’90 del secolo scorso,  si avvale sia di dati di cartografia geologica, sia della percezione dell’esperto, che, attraverso l’interpretazione dei sintomi e segnali inviati dal suo corpo, dà una valutazione sullo scambio energetico che avviene tra il substrato geologico del sito di interesse e l’individuo, quindi sull’interazione ambiente-persone.

L’indagine geobiologica è invece un’analisi particolare e localizzata che si avvale della percezione «rabdomantica» dell’esperto, che deve essere in grado di riconoscere e interpretare correttamente i segnali che la sua ipersensibilità gli fa percepire. In questo modo, tenendo anche conto della geologia del luogo e della disposizione spaziale dei «reticoli energetici» studiati da Hartmann e da Manfred Curry (vedi box), può creare una mappa delle zone di disturbo naturali. L’esperto può avvalersi anche della misurazione strumentale dei campi elettromagnetici tecnici, per valutarne l’intensità e la possibile nocività. Questa deve essere effettuata con strumentazione professionale, seguendo le buone norme di misurazione riconosciute a livello internazionale. Integrando queste valutazioni, il progettista è in grado di fare le scelte più opportune per garantire il benessere dei futuri abitanti del nuovo edificio.

Quando la terra scambia energia
Dall’analisi geobiofisica si può capire se il terreno è in assorbanza, in emittanza o se è bilanciato.
Nel primo caso prevale l’assorbimento di energia, perciò gli esseri viventi in superficie sono deprivati di una parte della loro energia, che viene ceduta al substrato.
Nel secondo caso si ha una situazione inversa nella quale prevale l’emissione di energia da parte del terreno (questo capita ad esempio in zone di faglia o vulcanismo); questa energia va a sommarsi a quella degli esseri viventi in superficie.
Nel terzo caso, assorbimento e emissione mancano o si bilanciano rendendo il luogo «neutro».
Gli effetti sul benessere e sulla salute delle persone che abitano in un determinato luogo non sono uguali per tutti, ma dipendono molto dalle caratteristiche energetiche e dalle tipologie caratteriali delle persone: un individuo iperteso e agitato troverà beneficio nell’abitare in una zona in assorbanza, mentre un individuo ipoteso e fiacco trarrà vantaggio dall’abitare in una zona di emittanza.
Questa informazione sullo scambio energetico può permetterci di capire come un luogo possa acuire i problemi in alcune persone e far star meglio altre, esattamente come avviene con l’assunzione di specifici alimenti.

Attenzione a dove dormi

Una delle variabili sulle quali la progettazione edilizia bioecologica concentra la sua attenzione è la posizione del letto all’interno della casa.
Se la posizione del letto include una zona di disturbo naturale, potrebbero avviarsi o alimentarsi processi di infiammazione, invecchiamento e degenerazione dei tessuti. Questi processi a loro volta potrebbero contribuire all’insorgenza di patologie autoimmuni, degenerative e croniche, fino allo sviluppo di tumori.

Ovviamente, non vi è una correlazione diretta tra l’esposizione alle zone di disturbo e una patologia precisa, poiché lo sviluppo di una malattia è sempre legato alle peculiarità dei singoli individui, a fattori ereditari e allo stile di vita. Tuttavia, nel momento in cui si presenta, è possibile che la patologia sia a carico di un organo o di un tessuto compreso nella parte del corpo che è stata maggiormente esposta alla zona di disturbo.
Secondo il gruppo tedesco fondato dal dottor Hartmann, il Forschungskreis für Geobiologie (Circolo di ricerca per la bioedilizia geobiologia), il pericolo che si inneschi una patologia degenerativa insorge mediamente dopo quattro anni di esposizione. Non moltissimi in verità. L’insorgenza dipende dal tipo di radiazione e dalla sua intensità, oltre che dallo stato di salute di partenza della persona esposta e dalla sua suscettibilità genetica.

I reticoli energetici

Quando si parla di geobiologia il reticolo energetico di Hartmann è senz’altro il fenomeno più conosciuto. Possiamo immaginarcelo come uno spazio costituito da «pareti» verticali di energia, larghe circa venti centimetri, disposte secondo il nord magnetico

mappa delle zone di disturbo con i letti spostati in zone neutre

mappa delle zone di disturbo con i letti spostati in zone neutre

e perpendicolari tra loro, a formare appunto un reticolo. Gli incroci di queste «pareti» sono punti di massima intensità energetica e sono patogeni. Sono dei quadrati di 20 cm di lato, quindi zone davvero molto piccole, ma frequenti: per esempio, alle nostre latitudini il reticolo ha una maglia di (circa) 2 metri per 2 metri e mezzo. Anche le «pareti» sono molto disturbanti pur non essendo patogene.
Un reticolo energetico analogo, ma più largo, è disposto diagonalmente al nord magnetico: è il cosiddetto reticolo di Curry. I suoi incroci sono dei quadrati di circa 40 cm di lato; anche questi sono patogeni.

Le zone di disturbo di origine geologica

Altri fenomeni energetici di interesse sono quelli dovuti a fattori geologici e idrogeologici. Di questi, i più conosciuti sono i flussi veloci di acqua sotterranea, quelli che i rabdomanti chiamano «vene d’acqua». La loro nocività è elevata poiché emettono in verticale un campo magnetico a bassissima frequenza, comportandosi come i cavi dell’alta tensione interrati. Tra i fenomeni geologici ci sono le fratture della roccia, le dislocazioni locali e le faglie. Fratture e dislocazioni emettono un campo verticale a «parete». Le faglie sono molto pericolose, perché, oltre a essere particolarmente nocive nei pressi della loro linea di movimento, lo sono anche per un buon tratto ai due lati della linea.
Anche le cavità naturali e artificiali, le cavità verticali e altre anomalie del substrato possono dare origine a zone di disturbo.
Fenomeni particolari di cui si sta ancora studiando l’origine sono quelli che generano flussi di energia a forma di spirale; essi sono probabilmente correlati alla presenza contemporanea di faglie e di scorrimenti veloci di acqua sotterranea. Se queste spirali hanno una rotazione destrogira sono punti di potente ricarica energetica, ma è consigliabile stare in loro prossimità solo per brevi periodi, poiché una esposizione eccessiva potrebbe essere comunque pericolosa.

L’importanza della prevenzione
Il dottor Hartmann, dopo innumerevoli prove, si convinse dell’inutilità dei cosiddetti «strumenti antidisturbo», come ad esempio stuoie e altri oggetti che dovrebbero avere la proprietà di schermare dalle esposizioni nocive, a favore dell’idea che la cosa più importante fosse individuare il più correttamente possibile la posizione delle zone di disturbo e degli spazi neutri. In tal senso, il primo e più importante intervento riguarda la progettazione degli spazi interni delle case, soprattutto in relazione alla disposizione dei letti, che, al fine di prevenire le cosiddette geopatologie, non dovrebbero mai essere posti in corrispondenza delle zone di disturbo.
In mancanza di una progettazione che tenga conto della disposizione di questi punti critici, anche nelle case già costruite l’analisi geobiologica permette comunque di arredare in modo consapevole.

Non ci resta che imparare
L’Istituto Gea, assieme al Forschungskreis für Geobiologie e alla nuova associazione svizzera Gea Elvezia, sostiene e promuove la via della prevenzione, attraverso dei corsi nei quali si insegnano tutte le tecniche per l’individuazione delle zone di disturbo. Dunque, non ci resta che imparare a riconoscere le energie della terra per sfruttarne appieno i benefici ed evitarne le influenze negative.
Questa è anche un’occasione in più per scoprire i legami profondi che ci uniscono al mondo naturale.
__________________________________________________________________________________________box cosè listituto gea
Hartmann e le geopatie
Ernst Hartmann (1915-1992) studiò medicina e lavorò come medico per gran parte della sua vita. Nel 1948, insieme al fratello, iniziò ad appassionarsi alla rabdomanzia e più tardi alla medicina omeopatica e alla biologia. Il suo interesse per queste materie lo portò a formulare delle teorie interessanti sullo sviluppo delle malattie in relazione al luogo di permanenza e a dar vita, nel 1961, a un Gruppo di Ricerca sulla geobiologia, da cui è nata quella che oggi è la scuola più importante in materia.

Approfondendo studi precedenti, Hartmann si accorse che vi erano pareti energetiche più frequenti di quelle trovate da altri ricercatori nei decenni precedenti e dopo alcuni anni di lavoro rese pubblica la presenza del reticolo energetico, che da lui ha preso il nome: un insieme di pareti orientate verso nord-sud e est-ovest che incrociandosi formano una fitta rete tridimensionale di energia. Hartmann dimostrò in seguito che gli incroci del reticolo sono molto nocivi e predispongono allo sviluppo di gravi malattie e di patologie degenerative.