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Le geopatologie. la Geobiologia serve a prevenirle

Le geopatologie. la Geobiologia serve a prevenirle

Le geopatologie, il motivo per cui la Geobiologia è utile.

Nelle conferenze portavo un esempio semplice, comprensibile da tutti, cioè quello del vino: «Diamo per appurato che in alcuni posti vi siano dei “disturbi” naturali molto simile a quelli che si avrebbero in contatto con campi magnetici o elettromagnetici artificiali dati dalla tecnologia. Sappiamo però che i campi energetici naturali che provocano questo “disturbo”, come gli scorrimenti di acqua sotterranea e gli incroci dei Reticoli, non li possiamo ancora misurare con apparecchi elettronici, perciò un metodo per dimostrarne l’esistenza è quello indiretto: possiamo trovare delle differenze in organismi vivi esposti rispetto agli stessi organismi non esposti. Classicamente queste prove sono condotte in Germania con le piante, ma qui in Italia possiamo far qualcosa anche con il vino. Se è vero che in un punto della cantina c’è una “zona di disturbo”, il vino conservato in quella zona invecchierà in modo diverso perché i suoi microorganismi subiranno gli effetti del “disturbo”. Naturalmente solo se si tratta di vino vivo, biologico, perché se un vino è morto non potrà succedergli più nulla di peggiore. La prova è semplice: con l’analisi geobiologica un esperto cerca in cantina una zona priva di “disturbi” e una zona “disturbata” nelle immediate vicinanze e alle stesse condizioni di luce, umidità e temperatura, poi si pone una scatola di bottiglie di vino (preso nello stesso momento e proveniente dalla medesima vinificazione) in ciascuna zona e si attende un periodo abbastanza lungo, ci vogliono un po’ di mesi, poi si aprono le bottiglie e si assaggiano comparandone le caratteristiche organolettiche. L’esito dell’invecchiamento sarà diverso. Le bottiglie poste nella zona “disturbata” risulteranno alterate, come le famose bottiglie inspiegabilmente non riuscite che si aprono sempre quando ci sono ospiti, senza potersi dare una ragione del motivo.»
Continuavo dicendo: «Poniamo che sulla verticale della cantina ci sia una stanza da letto e casualmente uno dei due letti sia proprio in corrispondenza della zona “disturbata” dove abbiamo fatto andare a male quell’ottimo vino.
Se nella stanza dormono due fratelli gemelli, il medico di famiglia non saprà spiegarsi perché ci sia una differenza nello stato di salute generale di uno dei due gemelli e le sue cure siano poco efficaci, come quando va a prendere una bottiglia buona in cantina, la apre, scopre che è andata, va a prenderne un’altra nello stesso scaffale e risulta buonissima. Parlo di gemelli perché non si possono fare facili generalizzazioni, infatti due vini diversi per annata, grado e colore andranno a male in tempi e in maniera diversa.
“Misteri” di questo tipo sono spiegabili verificando se vi è coincidenza tra l’esposizione a una “zona di disturbo” e un effetto nocivo, per cui il vino finisce nel secchiaio e il ragazzo si ammala più facilmente. Si tratta quindi di una forma di prevenzione per conservare la salute.»
E concludevo: «La casa dovrebbe rappresentare il luogo di ristoro e conforto dove ricaricare le energie e non un pericolo per la posizione disturbata del letto, sì perché sapendo che passiamo quasi un terzo della nostra vita dormendo, cioè tra le cinquanta e le cinquantacinque ore alla settimana, si può capire l’importanza della posizione del letto. La ripetizione quotidiana dell’esposizione ai campi di disturbo nel lungo periodo crea una situazione di infiammazione cronica, che prelude alla degenerazione dei tessuti interessati. La suscettività genetica di ciascuno aiuterà a resistere o peggiorerà la situazione. E’ anche la spiegazione del modo in cui nuocciono i campi dovuti ai cavi dell’alta tensione o alle emissioni radiotelevisive e telefoniche, se sono abbastanza intensi. Se non si guarda il fenomeno in questi termini si verificherà, sì, un processo di causa-effetto, ma non si arriverà mai alla comprensione del motivo.»

Non avevo ancora un’argomentazione completa e adeguatamente impostata scientificamente, ma riuscivo ugualmente a far passare i concetti base della Geopatologia sui quali si fonda l’utilità dell’intervento di un geobiologo per determinare le posizioni “neutre” per dormire.
Il problema per chi ascoltava le mie conferenze non era, come pensavo io, che la Geopatologia non fosse riconosciuta dalla medicina ufficiale, ma che avrebbe dovuto esserci una “pillola” per eliminare quel tipo di “malattia” della casa, non un posto giusto per il letto, come aveva intitolato correttamente il suo libro Remi Alexandre. Perciò finiva che qualcuno mi chiedeva sempre con che “strumento” si poteva “bonificare” la casa o “schermare” il letto.
Avevo scritto anche un articolo su “aam terranuova” in cui mi scagliavo contro l’applicazione in Geobiologia di quell’idea di “una pillola per ogni male” a cui la medicina ufficiale ci ha abituato.

Nel mondo della Geobiologia, l’effetto della propaganda delle ditte produttrici di “strumenti antidisturbo” e dei radiestesisti che li spacciavano era potente e capillare, quasi come nel mondo “ufficiale” lo era quello dei produttori di farmaci e dei medici che li prescrivevano decantandone i pregi, tacendo accuratamente invece gli elenchi di effetti collaterali – a volte terribili – scritti sul “bugiardino”.
Dopo la fondazione dell’associazione GEA ci contattavano molte persone con l’intenzione di aderire e di frequentare qualche seminario, ma appena ricevevano lo statuto nel quale era chiaro che l’associazione era contraria all’approccio “vendita di pillola magica”, sparivano.
Non mi è stato affatto facile proseguire perché mi sentivo come una barchetta di carta che volesse andare controcorrente in un torrente. Ma ce l’ho fatta.