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LA MIA IDEA DELLA GEOBIOLOGIA NON È QUELLA DEI RADIESTESISTI

LA MIA IDEA DELLA GEOBIOLOGIA NON È QUELLA DEI RADIESTESISTI

di Pier Prospero

– La distanza che separa il mio modo di vedere la Geobiologia, che è comune anche al Forschungskreis für Geobiologie dr. E. Hartmann di cui faccio parte, da quello della radiestesia è enorme, incolmabile, ma mi interessa che chi legge capisca la differenza tra le due visioni (riferendomi solo alla Geobiologia e alle zone di disturbo naturali, poiché per i campi elettromagnetici tecnologici il discorso è diverso e non lo affronterò in questa sede).
Non credo che le radiazioni naturali che compongono i reticoli energetici si possano “schermare” – nel senso proprio della parola – con qualcosa che sia disponibile attualmente; sono state fatte prove in cieco con schermature tecniche industriali sia per le bassissime frequenze che per le alte frequenze senza ottenere alcun risultato.
Il problema sta però nel metodo: per ottenere dei risultati che abbiano qualche significato in questa materia occorre eseguire le prove con il metodo scientifico utilizzando il cieco e se possibile il doppio cieco.
Questo è per me utilizzare il pensiero ragionevole e adulto invece del geoprotex bolla di protezione copiapensiero magico e infantile.
Se si utilizza anche solo il metodo del cieco viene a cadere ogni pretesa schermante di qualsiasi aggeggio messo in circolazione da radiestesisti e rabdomanti. Costoro invece giungono all’assurdo del “conflitto di interesse” palese in cui pretendono di dare loro stessi la comprova del funzionamento degli aggeggi che producono o che vendono.

Io non propongo soluzioni per risolvere gli effetti nocivi degli incroci o delle altre zone di disturbo per il semplice motivo che non ce ne sono.
Per gli scorrimenti d’acqua sotterranea, che emettono un campo magnetico a bassissima frequenza, è solo questione di mancanza di ricerca, per i reticoli energetici invece, dopo studi durati circa dieci anni presso le università di München e di Heidelberg, in Germania, ancora non si sa da cosa siano prodotti e non se ne conosce con certezza niente di più che la disposizione spaziale e la nocività.

Seguendo le indicazioni del dr Ernst Hartmann, invece di proporre “pseudo-schermature” si deve indicare correttamente il posto giusto dove mettere il letto in modo che la persona che vi dorme non sia soggetta a radiazioni naturali nocive e per farlo occorre saper rilevare con discreta precisione le zone di disturbo, disegnarle sulla mappa e poi studiare la situazione e consigliare una posizione adatta per i letti, che si può trovare dal momento che i reticoli si compongono di “pareti” energetiche diritte e ben confinate che quindi non causano problemi nello spazio circostante.
Questo è quello che faccio io.
Del resto se siamo su una radiazione localizzata che sappiamo essere nociva, la cosa più ragionevole e pratica da fare è spostarsi, non acquistare qualcosa che dovrebbe “schermarla” e rimanere sulla radiazione lamentandosi poi che si sta comunque male e cercando qualcos’altro ancora più costoso che dovrebbe essere più “efficace”.
Restare a prendere le radiazioni cercando aggeggi “schermanti” come amuleti che respingano le “onde malefiche” è usare il pensiero magico che è proprio dei bambini sotto i sette anni.

La metodologia che utilizzo per le rilevazioni geobiologiche, e in particolare per individuare i reticoli energetici è quella insegnatami in Germania al corso del Forschungskreis für Geobiologie che ho frequentato nel 2000, con alcune varianti legate alla ricerca dell’Istituto GEA che è consapevole che a percepire sono il corpo e il biocampo della persona e non la mente.

Si tratta di individuare i campi di disturbo presenti camminando verso nord (per il reticolo di Hartmann) o a 45° sul nord (per il reticolo di Curry) cercando di riconoscerli dal tipo di effetto che fanno su di noi; il presupposto è di aver già conosciuto in sicurezza ciascuno dei reticoli cercati per poterlo poi riconoscere durante le indagini.
Dal momento che a percepire è la persona, lo strumento che amplifica la reazione di percezione è indifferente, si tratta di utilizzare qualcosa di funzionale a mettere in evidenza la reazione e quindi si escludono biotensori e bacchette a “L” che non sono stabili perché camminando oscillano IL GRANDE PERFETTOcontinuamente e quindi non si possono utilizzare (così come i penBACCHETTA H 1 copiadoli molto leggeri). Gli altri vanno ben tutti (bacchetta di Hartmann, bacchetta da rabdomante, pendolo pesante).
Di conseguenza, pur possedendo una bacchetta Lecher originale, non la utilizzo nelle analisi geobiologiche poiché molto scomoda e la uso solo ai corsi per dimostrare agli allievi che non funziona certo come pretende chi la vende.
Infatti schermando alla vista con della stoffa la posizione della barra che chiude il circuito se ne ha una dimostrazione immediata dato che se chi la utilizza non sa su che tipo di disturbo geobiologico è stata tarata la bacchetta oscilla sempre su tutti i disturbi che la persona percepisce.
Se una persona è ipersensibile, come lo sono io, camminando in una direzione percepisce tutte le radiazioni elettromagnetiche presenti, la prima cosa è quindi separare quelle naturali da quelle tecnologiche e non soffermarsi su queste ultime.
Poi si segneranno tutte le zone di disturbo trovate e si dovrà separare quelle di origine geologica da quelle formate dai reticoli energetici. Lo si può fare analizzando l’effetto sul corpo di ciascun tipo di radiazione.
Occorre naturalmente anche un apprendimento guidato, con riscontri oggettivi, non basta essere ipersensibili.arredo letti al posto giusto
A questo punto si possono analizzare i segnali di tipo reticolare e, aiutandosi con la conoscenza delle loro dimensioni e della loro disposizione spaziale, si può riconoscere a quale reticolo appartengano.
Questo lavoro difficile permette di tracciare sul posto e di riportare sulla planimetria la mappa delle zone di disturbo dovute a radiazioni naturali presenti in quel luogo.
Il mio specifico approccio si può definire “corporeo” e prevede la regolare frequentazione di esercizi di Bioenergetica secondo Lowen per aumentare il radicamento o di Qi Gong per attivare la percezione.
Per comprendere meglio cosa significa consiglio di vedere qualcosa sul grounding e sul Qi Gong antico o Originale.
Per quel che riguarda la sfera mentale, che è ovviamente chiamata in causa, ho scoperto molti anni fa che durante la ricerca percettiva i due emisferi cerebrali si “equalizzano”, cioè restano attivi entrambi in ugual misura (normalmente uno dei due prevale molto, di solito il sinistro, quello razionale) e questo avviene con un aumento dell’attività del cervello destro, non con la diminuzione di quella del sinistro. In questo modo la parte destra riceve i segnali percepiti dal corpo in modo consapevole e la sinistra li riconosce confrontandoli col “catalogo” di segnali di cui dispone, dà loro un nome e permette di costruirne la mappa.
Altro che “radiestesia mentale”!
Invito anche a visitare il sito www.geobiologia.it dell’Istituto GEA per capire qual’è il contesto culturale del mio approccio alla Geobiologia dovuto alla mia provenienza da ambiti scientifici e alla frequentazione di persone come il compianto prof. Emilio Del Giudice, fisico quantistico di fama internazionale e il geologo prof. Roberto Chiari, oltre che ad un percorso personale ventennale di Esercizi di Autoregolazione Bioenergetica.