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LA GEOBIOLOGIA E I CAMPI ENERGETICI RETICOLARI

LA GEOBIOLOGIA E I CAMPI ENERGETICI RETICOLARI

di Pier Prospero,  da “AAM TerraNuova” di maggio 1999 —

Chi non ha sentito parlare del reticolo di Hartmann e dei suoi famosi “nodi”?
Ormai se ne sono occupati perfino i rotocalchi di taglio più popolare, anche se spesso a sproposito.
La maggior parte delle persone quindi conosce la Geobiologia solo per il reticolo di Hartmann o per i suoi incroci nocivi che sembrano “entità misteriose”.
Va dato atto al dottor Hartmann e al Gruppo di Ricerca da lui fondato vicino a Heidelberg di aver svolto un ottimo lavoro di divulgazione, lavoro che negli ultimi anni ha raggiunto anche il nostro Paese.
A differenza dei giornalisti che non fanno altro che riportare informazioni sull’argomento, chi scrive ha un’esperienza diretta nella percezione di questa forma energetica ancora sconosciuta alla scienza ma densamente presente nell’ambiente. La percezione diretta fuga ogni dubbio sulla reale presenza di questo fenomeno, ma di per sé non ne spiega la natura per cui è facile farsi prendere la mano e dare spiegazioni esoteriche delle quali in questo caso non vi è alcun bisogno.
L’esperienza dei maggiori rabdomanti e geobiologi del nostro secolo ha permesso di stabilire che in tutta la superficie del Pianeta si riscontrano campi energetici disposti a reticolo. La maglia della loro griglia varia da posto a posto, anche notevolmente, principalmente in funzione della latitudine, ma a volte anche della conformazione geologica del sottosuolo.
Fondamentalmente i campi reticolari sono due: uno con i lati della griglia orientati a Nord e uno con gli incroci della griglia orientati a Nord.
Il primo, quello con i lati a Nord, è detto di Hartmann per il fatto che la sua riscoperta si deve al dottor Ernst Hartmann, che era medico a Eberbach, e che ha dedicato tutta la vita allo studio di questo reticolo. reticolo H da Alexandre 2 1Dico riscoperta perché ho buone ragioni di ritenere che fosse ben conosciuto anche dalle antiche civiltà e, più vicino a noi, dai costruttori delle cattedrali romaniche e gotiche.

Sappiamo che si deve evitare di dormire con il corpo in corrispondenza di un incrocio della griglia del campo reticolare poiché quello è un punto di disturbo per il nostro sistema energetico e quindi la ricerca di questo tipo di campo energetico ha un significato preventivo in quanto evitare questi punti di alta attività è utile per mantenerci in salute.

È accertato dagli studi geobiologici più recenti che questi punti di alta intensità possono creare zone di stress nel nostro corpo, ma questa nocività si trasforma sicuramente in patologia se i punti di alta intensità, i cosiddetti incroci, si trovano in concomitanza di zone di stress tellurico dovute alle emissioni energetiche di faglie geologiche, di scorrimenti di acqua sotterranea compressa in materiali impermeabili o di altre anomalie geologiche.

In genere questi campi reticolari non subiscono l’influenza dei campi energetici emessi a livello geologico e idrogeologico, quindi le loro maglie si presentano con andamenti regolari anche dove incontrano l’energia degli scorrimenti veloci di acque confinate o di altre anomalie geologiche.
Invece i giacimenti ferrosi o carboniferi, se cambiano la direzione del nord magnetico interferiscono anche con la direzione dei campi reticolari.
Un manuale tedesco di ricerca mineraria del sedicesimo secolo riporta l’illustrazione della ricerca rabdomantica di giacimenti, quindi già a quei tempi si doveva saper distinguere tra campi reticolari e campi emessi dai fenomeni geologici.
Neanche i campi elettromagnetici tecnici dovuti alle moderne teletrasmissioni sono in grado di alterare le maglie dei campi reticolari.rilievo Pier GE 1999 ok

Ma cos’è questo reticolo invisibile che si snoda nelle nostre case? Di cosa è composto ? Da cosa trae origine ?

Solo una ricerca scientifica portata avanti con i mezzi normalmente necessari alla scienza potrà in futuro dare qualche risposta oggettiva.
Per ora dobbiamo accontentarci di alcune teorie che potrebbero avere qualche fondamento e sperare che la scienza ufficiale smetta di non voler vedere questo tipo di realtà e inizi invece una seria indagine su questi fenomeni che comunque hanno un’influenza sul nostro benessere.
Riguardo alle origini di questi campi energetici una teoria è quella formulata dai famosi ricercatori e padri fondatori della Baubiologie (Bioarchitettura) R. Endross e K. E. Lotz che ipotizzano che siano formati dalla fuoriuscita di neutroni derivanti dai processi di decadimento degli isotopi degli elementi pesanti della crosta terrestre. I neutroni non sono assorbiti dalla crosta terrestre e fuoriuscendo creerebbero dei flussi di energia dal basso verso l’alto ad andamento perpendicolare fra loro.
Di recente il dott. W. Ludwig, collaboratore di consulenti della NASA per lo studio dei campi elettromagnetici naturali da riprodurre nelle stazioni spaziali, ha formulato un’altra teoria, di diverso assunto, che vede i campi reticolari come fenomeni ondulatori dovuti all’effetto di risonanza prodotto dalla ionosfera e dalla superficie terrestre, che sono masse sferiche concentriche e che costituiscono un enorme “risonatore sferico cavo” che emette un’onda portante a 7,8 Hz detta onda di Shumann, della quale i reticoli energetici costituirebbero delle armoniche in sequenza, interagenti con il campo magnetico del pianeta, e da ciò la loro polarizzazione secondo il Nord magnetico.
Altri autori, soprattutto i meno recenti, si rifanno alle scoperte di G. Lakhovsky, un ricercatore degli anni 30, e ritengono che i campi reticolari traggano origine dalla rifrazione delle onde cosmiche dovuta alla diversa permeabilità del terreno a queste onde poiché i diversi substrati hanno diversa capacità di assorbimento e di rifrazione. Quando le onde cosmiche erano appena state individuate e misurate avevano ancora una forte aura di mistero ed era facile utilizzarle per attribuire loro le cause di tutti i fenomeni che non avevano ancora avuto spiegazione.
Tutte queste teorie sono criticate poiché non si spiega per quale motivo neutroni, armoniche di risonanza o onde cosmiche rifratte covrebbero disporsi in “pareti” di larghezza minima invece di pervadere l’intero ambiente o intere sue parti.
Anch’io ho una mia teoria: per me i campi reticolari si possono spiegare come dovuti a coppie di fonti dotate di un’emissione molto simile o uguale; queste emissioni creano onde concentriche che a un certo punto si intersecano nei punti di alta intensità nei quali le due emissioni si rinforzano reciprocamente (vanno in fase) e diventano sufficienti per interagire con il nostro sistema energetico e causare uno stress fisiologico. Qualcosa di simile accade nell’esperimento di fisica in cui si lasciano cadere dalla stessa altezza due pesi identici in uno stagno di acqua ferma: dove le due serie di onde concentriche si sovrappongono l’onda si alza.
Nella piccola scala delle nostre abitazioni questi campi reticolari sembrano avere maglie ad andamento rettangolare poiché non si percepisce la circolarità dei fronti di onde. Ma appena si analizzano terreni abbastanza vasti si nota la loro ondulazione e la loro minima curvatura di raggio molto ampio.
Questa mia spiegazione è mutuata dalla fisica dei fotoni ed è basata sulla forte similitudine tra ciò che viene descritto dalla scienza a proposito dei campi di fotoni emessi da origini puntuali (fori molto piccoli) e quello che ho avuto modo di constatare, da ipersensibile, nella mia esperienza pratica di rilevamento biofisico dei campi reticolari.onde di fotoni
Non riesco invece a ipotizzare la natura delle loro origini, cioè quali possano essere le due coppie di sorgenti, anche perché la mia preparazione di architetto è alquanto lacunosa in fisica moderna, astrofisica, ecc..
Probabilmente le varie ipotesi sui campi reticolari sono tutte in parte valide e in parte no, costituendo solo alcuni tasselli di un mosaico del quale non si riconosce ancora bene il disegno.
E qui si vede il gap che attualmente divide i due gruppi di percettori della realtà: da una parte gli scienziati in possesso di enormi conoscenze e di potentissime tecnologie i quali negano aprioristicamente l’esistenza di questi campi energetici (fino ad arrivare agli scientisti, veri e propri detrattori che nei loro convegni li definiscono campi elettro-magici e si comportano con la stessa larghezza di vedute della santa inquisizione) per cui ovviamente non investono nella ricerca della loro spiegazione scientifica.
Dall’altra parte i cosiddetti “sensitivi”: rabdomanti, geobiologi e tutti quelli che possiedono la dote/problema di essere ipersensibili ai campi energetici e quindi di percepire anche quelli più deboli e sottili, persone che – come me – di solito non hanno accesso ai mezzi per fare ricerca scientifica e quando tentano di farla vengono sempre accusati di non aver lavorato in un laboratorio con tutti i sacri crismi che la scienza moderna vuole (e che normalmente è finanziato dal governo o da qualche multinazionale).
Così la spiegazione di questi fenomeni di cui si ha una così rilevante evidenza empirica resta sempre un passo più avanti di quel che riusciamo a vedere, ed è un vero peccato!