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LA GEOBIOLOGIA, DI COSA SI TRATTA

LA GEOBIOLOGIA, DI COSA SI TRATTA

di Pier Prospero, da AAM TerraNuova – Rubrica di Geobiologia n° 1/1998 —

La Geobiologia è la scienza che studia le influenze del luogo sugli organismi viventi e in particolare sugli esseri umani.

Il terreno emette una radiazione, chiamata tellurica, dovuta alla situazione geologica e tettonica. Alcune di queste radiazioni sono incompatibili con la salute umana e sono dette geopatogene.

Spesso gli scorrimenti d’acqua sotterranei, essendo dotati di un campo energetico, trasportano le informazioni nocive ricevute dai substrati e le emettono in verticale al loro passaggio; queste radiazioni oltrepassano tutti i materiali per cui vanno ad interferire con la salute di chi dorme in loro corrispondenza, non importa a che piano dell’abitazione, né che materiali si interpongono.
Simile, ma molto più acceschema geobio 1ntuato è l’irraggiamento tellurico dovuto alle faglie geologiche e alle spaccature del substrato dette dislocazioni.
Altre volte ci si può trovare in presenza di intere aree nocive dovute a particolari situazioni geologiche (anomalie del substrato, giacimenti, vulcanismo, ecc.) e sulla verticale di queste anomalie non dovrebbero essere costruite abitazioni. Di fatto fino a poche decine di anni fa non ne venivano costruite.

Oltre all’inquinamento dovuto ai materiali utilizzati per costruire e rifinire un’abitazione, è importante tener conto anche di due altre fonti di nocività ancora più subdole in quanto “inodori, incolori e insapori”: l’inquinamento da onde elettromagnetiche, la radioattività e la nocività geobiologica.

Questi argomenti accomunano Bioarchitettura e Geobiologia in quanto entrambe le discipline si sforzano di evitare agli abitanti delle case la nocività dovuta all’inquinamento da onde elettromagnetiche e alla presenza di zone con emissione tellurica non biocompatibile.
Se una abitazione venisse costruita con tutti i crismi della bioedilizia, ma trascurando di analizzare il sito dove sorge, si potrebbe verificare la situazione paradossale di una abitazione comunque malsana, oppure vissuta male dagli abitanti i quali potrebbero avere una così magra soddisfazione per aver fatto la scelta della Bioarchitettura da scoraggiare altri a ripeterla.
Ecco perché la Geobiologia è importante per la Bioarchitettura come completamento all’analisi del sito. Infatti la Bioarchitettura prescrive di eseguire una completa analisi del sito prima della progettazione definitiva dell’edificio o della sua ristrutturazione, analisi nella quale è prevista anche la perizia geobiologica.
Naturalmente la perizia geobiologica può essere svolta anche nelle case già abitate e si occupa di rilevare l’eventuale presenza di queste radiazioni nocive naturali soprattutto nella corrispondenza delle zone notte delle abitazioni e di proporre soluzioni di arredo o di progetto in grado di evitare la permanenza delle persone su emissioni telluriche nocive alla salute.
La nocività geobiologica è simile a quella dovuta ai campi elettromagnetici, ma non ha esito in malattie tipiche prevedibili, come avviene invece per la leucemia infantile dovuta ai campi elettromagnetici tecnici, in quanto va a colpire il sistema immunitario e la psiche del soggetto per cui l’esito finale sarà dovuto alla predisposizione genetica e allo stile di vita del soggetto. In questo modo è più difficile correlare l’esposizione di lungo periodo alle emissioni telluriche geopatogene con i danni alla salute che vengono accusati, ma a chi si occupa di Geobiologia è nota la ricerca scientifica finanziata dal governo austriaco svolta dal prof. O. Bergsmann pubblicata nel 1990 in lingua tedesca con il titolo “Risikofaktor Standort, Rutengängerzone und Mensch” (Fattore di rischio del sito, influsso delle zone rabdomantiche sugli esseri umani) che dimostra inequivocabilmente come vi sia una corrispondenza tra l’esposizione a onde telluriche nocive e l’alterazione dei parametri medici che svolgono la funzione di indicatori dello stato di salute (si alterano 12 parametri sui 24 presi in considerazione, quando per l’esito positivo delle ricerche, cioè per dimostrare che la permanenza su zone disturbate produce rischi alla salute, bastava l’alterazione di un solo parametro).
Ma non è necessario correlare il sito con una malattia gravissima come il cancro per preoccuparsi di dove si dorme, anche solo il malumore, la litigiosità, la scarsa disponibilità di energia per affrontare la giornata, la maggiore aggressività, costituiscono esiti sufficienti a rovinarci la qualità della vita e a rovinarla a chi ci sta vicino.
La domanda a questo punto è: come mai l’analisi geobiologica viene svolta con una metodologia biofisica e non con strumenti elettronici?
Se fosse possibile ottenere una corretta analisi geobiologica con la strumentazione oggi a disposizione nessuno potrebbe più permettersi di dubitare dell’esistenza delle energie telluriche e delle capacità di chi le sa rilevare con il suo corpo.
Ma gli strumenti – pur sofisticati – oggi disponibili non sono adatti alla ricerca sul campo; sono molto più utili per la conferma e lo studio scientifico dei fenomeni rilevati che per la ricerca dei fenomeni stessi per cui, alla fine, risulta più affidabile l’individuazione compiuta a livello biofisico da un operatore che funziona come uomo-antenna (a patto che sia consapevole della sua energia e del suo funzionamento) e riesca a integrare corpo e mente nella ricerca per non farsi ingannare dalle proiezioni mentali di energie supposte ma non presenti.
Infatti se la mente si può autoingannare, il corpo no, quindi l’operatore che svolge una attività energetica di integrazione mente-corpo come la Bioenergetica di Lowen o il Ki Gong riesce a percepire la presenza di energie telluriche con precisione.
Il paragone che si può fare al proposito è quello dell’analisi dei vini: strumentalmente si possono determinare tutti i componenti dei vari vini, la percentuale di alcool, ecc. ma solo l’analisi organolettica (cioè svolta dall’assaggiatore esperto) è in grado di distinguere le particolari profumazioni o di rilevare alterazioni nel gusto che rendono comunque non buono anche un vino chimicamente perfetto. Quel tipo di fattori più sottili quindi li riesce a rilevare solo un esperto e consapevole operatore umano.
La deontologia professionale proposta dall’associazione GEA, che cura questa rubrica, garantisce l’utente dagli errori dovuti all’abbinamento delle perizie geobiologiche con la vendita di oggetti che dovrebbero essere in grado di evitare, eliminare, deviare le onde telluriche, oppure di compensare la situazione con immissioni elettromagnetiche positive poiché abbiamo avuto la dimostrazione, con un test svolto da alcuni bioarchitetti tedeschi, che se vi è l’intento di vendere un qualsiasi oggetto “risolutore” del problema, il geobiologo trova con la sua perizia una situazione proiettiva (non reale) funzionale allo strumento che intende vendere, e questo avviene per un processo inconscio anche se è in buona fede.

Secondo questa deontologia il geobiologo potrà comunque indicare nella sua relazione i consigli che ritiene utili, ma partendo dal presupposto che il rimedio migliore e meno costoso è lo spostamento in una posizione neutra per le ore di sonno.

La deontologia impedisce ai geobiologi di GEA anche di applicare sistemi di neutralizzazione delle geopatologie sulle persone, lasciando ai medici questo delicato intervento di cura dei soggetti colpiti da geopatologia.
Il geobiologo può agire contribuendo solo alla verifica “in cieco” (cioè senza conoscerla prima) della diagnosi medica.