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IL SETTIMO SENSO. Con il “Settimo Senso” si può percepire la presenza di acqua a distanza e permettere al gruppo di sopravvivere. Questa è l’utilità della percezione con il biocampo magnetico –

IL SETTIMO SENSO. Con il “Settimo Senso” si può percepire la presenza di acqua a distanza e permettere al gruppo di sopravvivere. Questa è l’utilità della percezione con il biocampo magnetico –

Pier Prospero 28.03.2021pendolo

Se la maggior parte degli umani fosse sorda si sarebbe privilegiata un’altra via per comunicare e quei pochi che ancora ci sentissero sarebbero guardati come dei millantatori, dei ciarlatani.
Così succede per il “settimo senso”.

Ai cinque sensi fisiologici la tradizione associa da sempre un “sesto senso” quasi esclusivamente femminile che ha a che fare con l’intuizione, la preveggenza e la telepatia. È abbastanza facile capire che si tratta di capacità evolute dalle femmine della specie umana per proteggere la prole: percepire che sta per succedere una cosa, in condizioni primigenie può essere vitale, così come la comunicazione di immagini o parole a distanza, perché non si può raggiungere l’altra donna o il bambino, può essere decisiva per salvare se stesse e i figli. Questa funzione è molto importante per la specie e viene mantenuta viva in un alto numero di individui, numero che diminuisce in percentuale più sono gli individui della specie umana che si affollano in uno stesso luogo sociale e culturale. Cioè più siamo, più stiamo vicini, più sviluppiamo modi di comunicare veloci, meno c’è bisogno di ricorrere al sesto senso, ma ugualmente è presente in quasi tutte le donne e anche in qualche maschio.
Il “Settimo Senso” per la Psicologia è la propriocezione, la percezione di se stessi. Ma questa definizione è estremamente riduttiva: se non ci si percepisce dalla testa ai piedi in ogni momento è inutile parlare di “senso”, tutto parte da lì, ma non c’è assolutamente solo quello.
Per chi come me ha una ipersensibilità ai campi magnetici, cioè per quelli che la gente chiama i “sensitivi”, il “Settimo Senso” è una percezione ben più ampia, anche eccessivamente ampia, tanto che può causare problemi seri, fino alla schizofrenia, se non conosciuta e gestita.
A parere mio, e di alcuni che ci hanno ragionato molti anni addietro con me, anche queste capacità sono da porre in relazione con la salvezza dell’individuo per tramandare la specie, sì perché per decine di migliaia di anni noi umani siamo stati pochissimi e dispersi in grandi territori, ogni perdita poteva mettere in crisi il gruppo che sotto un certo numero di individui si estingueva.
La percezione delle “energie” esterne deriva dalla percezione delle proprie, quindi prima ci si deve accorgere di emettere dei campi elettrici, magnetici e elettromagnetici, poi si possono percepire quelli che ci arrivano dall’esterno.biocampo per b brennan

Ai nostri tempi le conoscenze scientifiche ci aiutano molto e ad esempio sappiamo misurare quella che gli antichi chiamavano “aura”. In termini moderni si definisce “biocampo energetico” ed è composto dall’emissione elettrica del corpo, misurabile con strumenti piuttosto semplici (elettrocardiogramma, encefalogramma), e dall’emissione di varie frequenze elettromagnetiche con la netta prevalenza dell’infrarosso termico (misurabili con termografia o spettrometria). Paradossalmente la Scienza non parla del campo magnetico biologico, pur sapendo dalla Fisica che dove c’è un campo elettrico e un utilizzatore collegato (una lampada collegata alla presa e accesa) si misura anche un campo magnetico.

Se c’è un biocampo elettrico (sottile strato luminescente grigio-azzurrino attorno al corpo, visibile facilmente in alcune condizioni di luce) dovuto all’attività cellulare, non può mancare anche il relativo biocampo magnetico finché l’utilizzatore è collegato e acceso, cioè finché siamo vivi.
Parlo di questi biocampi perché sono i responsabili delle percezioni extrasensoriali, cioè che non sono afferenti ai primi cinque sensi. Quando si percepisce un campo energetico presente in natura, il primo a percepirlo è il nostro biocampo, il secondo è il corpo fisiologico. Questo fatto provoca una serie infinita di errori e malintesi a proposito del “Settimo Senso”.

Con il “Settimo Senso” si può percepire a una certa distanza la presenza di un eventuale predatore che sta “prendendo la mira” su di noi poiché guardandoci intensamente invia il suo biocampo magnetico nella nostra direzione. Se ci si accorge del biocampo che ci arriva ci si può salvare e si possono salvare gli altri del gruppo. Da questa utilità discende la percezione di campi che provengono dall’esterno.
In spostamenti dove l’acqua prelevabile è rara, se si riesce a inviare a una discreta distanza il biocampo magnetico si può percepire la presenza di acqua a parecchia distanza, raggiungerla e permettere al gruppo di sopravvivere. Questa è l’utilità di base da cui discende la percezione di cose e persone con il proprio biocampo magnetico, inviato consapevolmente, oppure mosso per caso.

Del primo esempio abbiamo tutti esperienza: ci siamo voltati innumerevoli volte verso qualcuno che ci stava guardando intensamente. Nel medioevo per questa ragione supponevano che la vista funzionasse all’inverso, cioè che dagli occhi uscisse un raggio di luce che si rifletteva sugli oggetti guardati permettendone la visione. Non praticando l’anatomia e non possedendo strumenti di forte ingrandimento incorrevano in questa fanciullesca inversione dei termini. Il primo che conosciamo che ha studiato “scientificamente” la vista è stato Leonardo, ma non era riuscito a trarre le conclusioni corrette proprio perché fuorviato dalla percezione del campo che si “posava” sugli oggetti.
In realtà la vista è potente e la concentrazione dell’osservazione su un soggetto provoca lo spostamento verso l’osservato del proprio biocampo magnetico (che non esce dagli occhi, ma dall’intero corpo con focalizzazione dal Centro Energetico del cuore). In breve tempo questo si accorge che lo stiamo osservando, cioè percepisce il biocampo magnetico dell’osservatore arrivare su di sé.
Può essere tuttora un buon strumento di difesa e prevenzione di aggressioni e non ha nulla di esoterico o misterioso, di misterioso c’è solo il perché certa divulgazione scientifica non lo accetti.

Del secondo esempio invece solo pochi hanno esperienza.
Vedo il dubbio proporsi giustamente sui vostri volti e mi è doveroso portare esempi concreti: assicuro che erano “esperimenti” condotti serissimamente in cieco dai docenti tedeschi che sono fin troppo pignoli, così come lo era il prof. Chiari che insegnava Petrologia a Parma.

Io sono tra i pochi fortunati avendo percepito assieme ad alcuni colleghi di GEA una sorgente a circa due chilometri di distanza in montagna (sull’appennino di Parma: nella direzione indicata alla distanza supposta si trovava davvero una sorgente). Era una “lezione” del professore di Geologia dell’UniParma che ha seguito all’inizio il gruppetto fondatore di Istituto GEA sprovvisto di solide nozioni di Geologia e Geofisica, ritenute invece indispensabili per riuscire a descrivere le percezioni provate in determinati luoghi a causa della loro conformazione geologica.

In Germania ho partecipato a due corsi di ricerca dell’acqua sotterranea a distanza, e qui si tratta di una specializzazione per chi è già rabdomante esperto: posti in un punto con un campo visivo aperto e un orizzonte delimitato da alberi si doveva individuare la più cospicua riserva di acqua sotterranea presente a circa 500 metri di distanza da noi, su uno skyline di circa 700-800 metri. Guidati da Marino Zeppa avevamo eseguito una preparazione con esercizi di Qi Gong appropriati allo scopo e su circa 40 partecipanti eravamo stati gli unici a indicare con precisione il punto dove c’era una perforazione per l’acquedotto con una enorme vasca sotterranea.
La seconda volta si doveva individuare in un raggio di 500 metri una perforazione di un acquedotto parecchio profonda a circa 300 metri di distanza dal punto di osservazione e indicarne la profondità sotto terra. Non era facile: la risposta era 90 metri di profondità a quasi duecento di distanza. Ce l’avevo fatta pur non essendo un rabdomante professionista come erano invece gli altri nove tedeschi che avevano in curriculum folto di commissioni ufficiali per acquedotti pubblici.
in entrambi i casi ci si poteva accorgere con la vista della presenza di qualcosa solo a pochi metri dall’ingresso della scala che portava giù per le manutenzioni che era a filo del terreno, ottimamente mascherato per non alterare il paesaggio.

La verifica oggettiva della correttezza della propria percezione in questi casi dà un’euforia paragonabile a quella provocata dall’uso di droghe, è perfino pericolosa poiché se la persona non è equilibrata e non coltiva l’umiltà può indurre la cosiddetta “sindrome di onnipotenza del rabdomante” contemplata anche nei manuali di psichiatria.

Quindi il “Settimo Senso” riassume due capacità: quella di percepire energie esterne a noi e quella di cercare e “vedere” con il campo magnetico, una parte specifica della nostra energia biologica, l’unica in grado di attraversare quasi tutti i materiali.

Essendo consapevoli di questa possibilità si possono ottenere dei risultati strabilianti, e per fortuna siamo in pochi ad avere ancora attiva questa capacità, che da almeno dieci-dodici mila anni è sempre meno utile nella vita civilizzata, altrimenti addio privacy.
A parte gli scherzi, gli individui con il “Settimo Senso” nelle società del passato occupavano posti di alta responsabilità quali la sciamana-lo sciamano, la capa-il capo del gruppo, la grande sacerdotessa-il grande sacerdote. Erano spesso chiamati a fare da intermediari tra il gruppo umano e le energie che facevano parte del suo ambiente, considerate “spiriti” come le emissioni elettromagnetiche naturali delle rocce, le emissioni delle acque sotterranee in movimento, la presenza di acqua prelevabile (che è percepita anche dalle matriarche degli elefanti).

Un rabdomante utilizza il “Settimo Senso” prevalentemente per individuare la risorsa “acqua sotterranea” in due modi:
percependo l’energia sprigionata in superficie da uno scorrimento di acqua sotterranea,
oppure cercando col suo biocampo magnetico l’acqua sotto di lui (si dice che “scende” e calcola anche di quanti metri, in realtà manda giù il suo biocampo spingendolo verso il basso dal primo centro facendo un radar-scan finché trova il materiale imbevuto di acqua, cioè la “falda”).
Quel che il proprio biocampo magnetico incontra può essere visualizzato a varie definizioni, secondo le persone, sulla corteccia visiva, più o meno quella stessa che produce le immagini dei sogni.
Ma che sorpresa quando vi dicono che non è un sogno, ma è vero e vi mostrano una stratigrafia del terreno o un’immagine vera al radar-scan!
Si riflette inevitabilmente che “se ho visto giusto com’era sottoterra, allora ho visto giusto anche di là da quel muro…”

Rabdomanti capaci di individuare cose a distanza sono stati impiegati per sminare aree della ex Yugoslavia e c’è motivo di ritenere che ce ne fossero nei Corpi Speciali americani anche in Vietnam.

Il “Settimo Senso” ha l’effetto collaterale di far percepire, e a volte proprio “vedere”, anche le memorie degli avvenimenti salienti occorsi in un determinato luogo, oppure le “presenze”, ed è quasi sempre un’esperienza spiacevole. Io l’ho utilizzato ad esempio per studiare la funzione di alcuni nuraghe sardi o di alcune statue-stele della Lunigiana (QUI e anche qui  trovate i relativi articoli).

Toccando oggetti come pietre squadrate di edifici, statue o altri manufatti si possono avere delle immagini e si può determinare il tempo in cui sono state lavorate: se si calcola giusto quello, avendo dei riscontri a posteriori (su guide o libri di archeologia), si sa che è reale anche ciò che si è “visto”.

Le “presenze” sono quelle che dominano l’albergo di Shining quando finisce la stagione e tutti scappano sapendolo; il protagonista (Nicholson) si vede in alcune foto di inizio novecento, quindi è già stato lì in un’altra vita, vede le presenze alla pari di suo figlio, ma ha la mente turbata (è depresso e ossessivo patologico) e impazzisce. Il bambino interagisce con le presenze come fossero viventi, ma si spaventa per il carattere terrificante eJof e Mia morboso degli eventi che vede.
Il bambino ha lo “shining” che dà il titolo al film, cioè la “chiara visione” che è un aspetto del “Settimo Senso”. Un altro film che ne parla per simboli e allusioni è “Il settimo sigillo” e qui vi rimando al mio articolo sul “comico” Jof . Ma anche il Cavaliere che vede la Morte e ci gioca a scacchi usa simbolicamente il Settimo Senso. Il titolo allude: Settimo Sigillo, Settimo Senso… si parla sempre delle stesse cose con linguaggi diversi.

Essendo stato originariamente pieno di paura per queste cose, avendo una madre che ne era partecipe e terrorizzata, ho utilizzato il mio “Settimo Senso” principalmente con scopi concreti e quindi per la rabdomanzia, la geobiologia, la percezione degli scambi energetici dell’ambiente (il tipo di effetto che ha su di noi la situazione energetica prevalente di un luogo), tutte cose che facevano anche gli antichi Sacerdoti (a livello femminile c’era più un lavoro sulle persone, sulla profezia, e sono arrivate fino a noi le Pizie, le Sibille e le sacerdotesse di Delfi).

Pur non volendo, l’esperienza concreta di lavoro mi ha portato a utilizzare il mio “Settimo Senso” anche sulle persone, su loro richiesta, per capire cose che non riuscivano a spiegarsi. Ho avuto qualche bella soddisfazione, ma la mia terapeuta non ci credeva.

Sulle profezie invece sono scarso: nel 2019 prima del Covid ho visto una nuvola nera per qualche mese di fila, sempre nella mente notte e giorno, ma non avrei potuto dire a cosa si riferiva, solo che stava per arrivare qualcosa di terribile che avrebbe oscurato il cielo non solo a me ma a tutti, una cosa enorme, ma non sapevo cosa. Certo non ci stavo bene, e in quei mesi in cui avevo già i miei problemi di salute e le mie ansie non ero proprio contento di avere questa capacità di percezione, bisogna avere solide radici perché i venti e le tempeste non ci gettino a terra senza possibilità di riprenderci.
Per far emergere le capacità legate al “Settimo Senso” occorre parallelamente applicarsi seriamente a un percorso di radicamento e conoscenza di se stessi, occorrono il Qi Gong o gli Esercizi di Bioenergetica e la Psicoterapia Neoreichiana (è già difficile con questi terapeuti, con gli altri non si riesce neanche a cominciare che stanno già guardando il manuale DSM-5 per inviarti all’amico neuropsichiatra).

Tutto questo vale solo per le persone serie, oneste e umili, che hanno presenti le loro capacità e i loro limiti e si mettono sempre alla prova coltivando il dubbio e l’amore per la verifica.
Il “Settimo Senso” in un ciarlatano pieno di se stesso che si crede onnipotente fa solo danni.

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Se avete voglia potete leggere anche questo mio che parla di esperienza personale: QUI