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EDILIZIA E BIOEDILIZIA

EDILIZIA E BIOEDILIZIA

di Pier Prospero

Il concetto di Bioedilizia

Un consiglio che purtroppo mi sono visto costretto a dare dopo la mia prima esperienza di ristrutturazione in bioedilizia è quello di non fidarsi di quanto affermano le maestranze.
Al di là di qualche giovane artigiano convinto del biologico, istruito e interessato alla materia, attualmente si ha una categoria di maestranze poco, per non dire nulla, interessate alla bioedilizia che vedono le proposte di utilizzare i prodotti edili bioecologici come il fumo negli occhi.
È ovvio che la nocività degli elementi tossici contenuti nei prodotti per l’edilizia colpisce sia i muratori, i capomastri e gli artigiani che li utilizzano professionalmente, sia i futuri abitanti delle case così costruite. Perciò una maggiore attenzione e un ricorso alla bioedilizia garantirebbe anche la salute degli operatori edili che già svolgono un insieme di mansioni pesanti, in più si intossicano con le esalazioni degli additivi chimici, con le polveri degli isolanti, con il contatto con sostanze tossiche sparse a piene mani come nel cemento, nelle colle per la posa dei pavimenti e delle ceramiche da rivestimento. Allergie, giramenti di testa, svenimenti, sono i sintomi di più gravi conseguenze dell’esposizione lavorativa a questi elementi chimici, che poi vanno ad inquinare gravemente l’aria interna della casa mettendo a rischio anche la salute dei suoi abitanti.

Prodotti chimici tossici e prodotti bioecologici

Oggi nessun materiale e nessuna procedura di installazione è esente dalla chimica e dalle sue esalazioni: nelle malte sono contenuti tutta unalavori edili prodotti chimici serie di additivi perché asciughino più in fretta, senza crepature, si aggrappino meglio e via dicendo, nel cemento grigio viene fatto un “taglio” del 50% circa con polveri provenienti dagli altiforni o dalla combustione di rifiuti tossico-nocivi, o da svariate altre scorie; spesso alla fine il cemento così “tagliato” risulta anche radioattivo.
Nelle pitture murali sono presenti biocidi e antibiotici in veste di agenti “antimuffa”, sono presenti metalli pesanti come cobalto e titanio come sbiancanti ottici, la formaldeide come conservante, e altri componenti tossici secondo le marche e le prestazioni della pittura.
Data la vasta superficie di pareti e soffitti vi è un grande scambio di molecole dalle pitture murali all’aria interna delle case per cui tutti questi veleni vanno ad “arricchire” l’inquinamento indoor, ma minano la salute anche dei tinteggiatori.
Sembra che da parte degli operatori edili non vi sia la comprensione che preservare i futuri abitanti delle case dall’inquinamento dell’aria interna significa allo stesso tempo preservare la loro stessa salute sul lavoro.Manca nel nostro Paese una struttura che si occupi di informare e formare le maestranze al lavoro in bioedilizia, per cui, mentre in altri Paesi come Austria, Svizzera e Germania sono disponibili maestranze specializzate che eseguono ottimi lavori, in Italia se il progettista e il committente vogliono realizzare una costruzione in bioedilizia si scontrano con l’impossibilità di relazionarsi positivamente con le maestranze.
Succede che gli artigiani pongano condizioni categoriche tipo “o possiamo utilizzare i prodotti a cui siamo abituati o non eseguiamo il lavoro lavori edili operaioperché non vogliamo grane se poi il lavoro non viene con tutte le caratteristiche e le garanzie necessarie” e altre simili, o peggiori.
Succede che quando il progettista o il committente non sono in cantiere le maestranze tentano di utilizzare “di nascosto” i prodotti tossici che risultano più veloci e più comodi anche se non realizzano un vantaggio economico perché puntualmente vengono “scoperti” e costretti a togliere quanto fatto e ad eseguire nuovamente il lavoro.
Succede che gli operatori si rifiutino di utilizzare i prodotti bioecologici anche se vengono procurati dal committente e gli sono messi a disposizione senza alcun onere, e che pretendano di utilizzare prodotti altamente tossici sostenendo che non fanno male alla salute: a niente valgono le spiegazioni che se le confezioni sono contrassegnate da simboli come il teschio o la croce e riportano la dizione esplicita di essere pericolosi questo vuol dire che esalano vapori tossici anche per chi li mette in opera; le confezioni riportano le avvertenze che i prodotti devono essere utilizzati all’aria aperta o in ambienti molto ventilati, non si deve fumare o mangiare durante il loro utilizzo e si devono proteggere le mani e gli occhi con gli appositi strumenti, ma queste cose non hanno alcun senso per le maestranze che, oltre a comportarsi nel modo perfettamente contrario, sono anche arroganti al punto di voler imporre la loro ignoranza insistendo che utilizzano prodotti non nocivi, sulla parola di chi glieli vende.
Ecco perché né i progettisti né i committenti dei lavori in bioedilizia devono mai fidarsi di quanto viene affermato dalle maestranze a proposito dei prodotti e dei materiali che vorrebbero utilizzare. Per qualsiasi lavoro, dalla tinteggiatura delle pareti alla costruzione della propria nuova casa, occorre fare lo sforzo di controllare, di accertarsi di persona, di seguire i lavori perché non ci si può fidare, a meno che non si abbia a che fare con “amici” o persone ben conosciute con le quali si è già instaurata una relazione, che capiscono o condividono gli intenti di realizzare ambienti di vita sani senza inquinare l’ambiente.

L’impatto sull’ambiente

Purtroppo tra le imprese edili l’ambientalismo è ancora perfettamente sconosciuto, e le piccole imprese sono spesso resdiscarica edile parco del Mincioponsabili di miriadi di piccole discariche abusive, sparse in territori boschivi, carsici, protetti, rive di fiumi o laghi, grotte naturali, pozzi di campagna, eccetera, come fossero le deiezioni di un mostro senza fissa dimora. Dovunque se si guarda in una scarpata un po’ più ripida o in un anfratto un po’ nascosto si possono vedere affiorare, semisepolti dai detriti, vecchi sanitari di ceramica, pezzi di tubi in plastica, “rovinacci” di piastrelle, malte, mattoni, infissi, grumi informi di materiali isolanti, e quant’altro viene rimosso dalle case in ristrutturazione che attualmente rappresentano i lavori tipicamente commissionati a questo tipo di imprese.
Proprio le ristrutturazioni avrebbero un grande bisogno invece di progettisti accorti, manodopera attenta e specializzata, materiali bioecologici.
Il risultato di questa situazione è lo scempio ambientale, lo scempio estetico e l’abbassamento della qualità delle abitazioni.
Se si vuole realizzare un’abitazione in Bioarchitettura si desidera invece un’abitazione di qualità, che non inquini l’ambiente, che si inserisca armoniosamente nel contesto, che non metta in pericolo la salute psicofisica dei suoi abitanti. I materiali da costruzione saranno quindi quelli della bioedilizia. Il guaio è che senza maestranze che condividano questi stessi obiettivi si inizia con delle grosse liti e si prosegue con grandi malumori, situazioni che provocano stress e quindi non contribuiscono affatto alla salute psicofisica.
Una maniera per cavarsela è quella di essere molto chiari su quello che si vuole ottenere dal lavoro che si commissiona e di selezionare gli operatori evitando quelli le cui reazioni alle proposte siano state negative.
Nel nostro Paese il mercato della bioedilizia non è molto sviluppato e la rete dei negozi e di magazzini che forniscono i materiali e i prodotti per la bioedilizia non è ancora abbastanza vasta da coprire tutte le aree del Paese. Quello che manca per una diffusione più capillare è essenzialmente la cultura biologica e ambientalista e l’informazione sui danni che l’edilizia tradizionale arreca all’ambiente e alla salute.
Del resto il nostro Paese è giunto solo da poco alle prime demolizioni dei mostri della speculazione edilizia completamente abusivi, spesso costruiti con il concorso della malavita organizzata, lungo i litorali o nei luoghi più incantevoli che si potevano trovare.
Il problema più grosso da noi è ancora impedire l’abusivismo, non preservare la salute degli abitanti, ci vorrà ancora qualche anno di “terapia” perché si possa diffondere finalmente la preoccupazione per un’edilizia non inquinante, sana e armonica.
Nel frattempo le associazioni di Bioarchitettura purtroppo non sono mai riuscite a mettere a disposizione efficaci corsi teorico-pratici per le maestranze, in modo da formare operatori bioedili qualificati e in sintonia con i progettisti e i committenti sull’idea del tipo di casa che deve uscire dai lavori di cantiere.lavori edili tetto in legno
Si resterà sempre molto lontani dai mastri muratori che nei secoli passati costruivano “sentendo” con le mani la polarità del concio di pietra o del mattone in modo da accostarli per polarità opposte come le cellule di un organismo, ma sarà sempre un passo in avanti per rendere più semplice e più diffusa la realizzazione o la ristrutturazione di abitazioni che rispecchino i principi della Bioarchitettura.
Ma non solo ai problemi delle maestranze occorre guardare: nei paesi del centro-nord Europa è la prassi vedere i progettisti di Baubiologie con il caschetto protettivo che nei cantieri si “sporcano le mani” e insegnano direttamente ai muratori come va eseguita la posa di alcuni materiali o come vanno eseguiti alcuni lavori. Da noi è fantascienza…
Forse un po’ più di umiltà e un po’ di concretezza, potrebbero dar corpo all’ideale della Bioarchitettura rendendo il manufatto costruito ancora più “caldo” di emozioni e di energia.